Vogliamo spiegare con due semplici articoli del nostro blog l’utilizzo della nanofiltrazione e dell’osmosi inversa nel vino.
NANOFILTRAZIONE
La scienza spiega che la nanofiltrazione utilizza membrane con una dimensione nominale dei pori di circa 0,001 micron e una ritenzione molecolare (in inglese MWCO) da circa 500 a 10.000 dalton.
In parole semplici, i sistemi di nanofiltrazione possono rimuovere praticamente tutte le cisti, i batteri, i virus e i colloidi. È possibile rimuovere anche la durezza dall’acqua, per questo le membrane a volte vengono chiamate “membrane ammorbidenti”.
Per funzionare necessitano di una pressione di esercizio, intorno ai 40 bar, che è maggiore rispetto ai sistemi di microfiltrazione.
Con riferimento al settore enologico, le membrane di nanofiltrazione si trovano nella gamma di filtrazione più difficile da gestire a causa del potenziale impatto che hanno sul vino.
A seconda del design del sistema di nanofiltrazione, può essere fornita una membrana che svolge compiti tra cui la concentrazione del colore, la concentrazione di composti fenolici, la regolazione dell’astringenza. Tuttavia, non esiste una membrana unica in grado di svolgere tutte queste attività.
Chiunque decida di utilizzare questa gamma di filtrazione dovrebbe essere consapevole delle specie molecolari che si spostano dal lato retentato a quello del permeato della membrana e del potenziale impatto che tale movimento avrà sul vino. Tra quest’ultimi rientrano tutti gli acidi organici, gli esteri, i terpeni e molti composti fenolici di piccolo peso molecolare. La nanofiltrazione dovrebbe essere utilizzata come setaccio molecolare per rimuovere i difetti che i composti a basso peso molecolare provocano nei vini.
È importante utilizzare la nanofiltrazione con cautela, perché può rimuovere irreversibilmente il cuore di un vino.
In Bared abbiamo oltre vent’anni di esperienza nell’utilizzo di membrane e siamo in grado di scegliere la membrana giusta per ogni necessità.
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